Solstizi ed equinozi scandiscono il cambio delle stagioni astronomiche. L’equinozio, dal latino aequinoctium, segna l’inizio della primavera e dell’autunno, quando in tutto il pianeta vi sono dodici ore di luce e dodici di buio.
Spesso, in concomitanza degli equinozi è facile che il tempo cambi, così è naturale che anche questo 2021 ci domandiamo un po’ tutti chissà cosa ci porterà marzo. Ma per “tempo” non intendiamo soltanto questioni climatiche, intendiamo anche fattori più impalpabili, come i segni, le forme, i sentimenti di un’epoca, di un cammino nella storia.
Perciò è bello pensare che l’Unesco nel 1999 abbia istituito la giornata mondiale della poesia, e che essa cada il 21 marzo, primo giorno di primavera.
Sembra una banalità affermare che la poesia è in grado di scavalcare i confini, tuttavia è vero. Sa cogliere, individuare, trovare le parole per dire il momento iniziale di ciò che nasce, mentre nasce. Ed è ammirevole.
Le lingue, le differenze, gli scambi: tutto diventa inatteso e nuovo quando una poesia ci arriva addosso e ci spalanca un mondo. Si potrebbe perciò sostenere che i versi sono sempre attuali perché rappresentano il massimo della speranza, sia delle persone singolarmente che dei popoli.
A Perugia vive una donna, Anna Maria Farabbi, che è poeta di valore, ed è pubblicata da tanti anni, anche da case editrici importanti. Per celebrare lei insieme al 21 marzo, scegliamo una sua poesia tratta da una prestigiosa collana, l’Almanacco dello specchio, Mondadori, 2010-2011. Si chiama diario di un’analfabeta e canta così:
Io non so scrivere bene ma ho bisogno di leggere
la polpa del mondo
e di sentire il corpo delle lingue
nelle creature quando cantano. Come
i polmoni eseguono le punteggiature
vivendo il ritmo.
Io non so firmare
imprimo la mia impronta digitale
nella creta profonda. Un attimo dopo
il vento mi cancella
e diffonde la mia spirale.